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di Valeria Ballarati

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Le Grotte di Frasassi

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Un labirinto sotterraneo di oltre trenta km, 8 diversi livelli di altezza, e 800 metri di roccia sopra le nostre teste: siamo all'interno delle Grotte di Frasassi, una delle meraviglie  del nostro Paese.

Nel buio profondo le imponenti stalattiti e stalagmiti sono illuminate qua e là da piccoli fari e un dolce gocciolio d'acqua ci accompagna costantemente durante la passeggiata di un'ora.

Per tutto il tempo sto male, ho come il "mal di mare". Perché ce l'ho non lo so, all'inizio non capisco. poi realizzo: é l'immensità della grotta, l'ampiezza della volta, la profondità delle cavità e degli anfratti, la mancanza di punti di riferimento ... sono come svaniti. E' che mi sento piccola piccola e anche un po' insignificante di fronte a questo lavoro di migliaia di anni della natura: le grotte sono qui da sempre!

Le concrezioni - stalagmiti e stalattiti - crescono pochi millimetri l'anno, se nessuno le tocca.

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Hot Stuff ...

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"Ma come mai non c'é niente sul sito???!!!".

Niente paura, non sono sparita! 

E' che é quasi primavera e ho qualcosetta da fare nell'orto e in giardino ...

Ci vediamo lunedì!

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Il pinguino che ha scelto la libertà

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Il sogno di Skipper, Kowalski, Rico, Soldato, Zio Nigel, Buck Rodgart si è avverato. Loro sono i protagonisti della fortunata serie animata "I pinguini di Madagascar" (quelli del "carini e coccolosi", per capirci) sempre pronti a fare gli agenti segreti dello zoo di New York, ma sempre rimasti lì.

Da Tokyo invece arriva la vera storia della fuga di un vero pinguino. Il cucciolo di pennuto, un anno di età, è riuscito a scavalcare le mura di recinzione dello zoo-acquario di Tokyo per tuffarsi nelle acque del fiume che attraversa la capitale giapponese. I responsabili della stessa struttura hanno diffuso anche un'immagine che ritrae la testa del pinguino che nuota verso la libertà, nelle acque dell'estuario del Kyu-Edo, nella Baia di Tokyo.

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Quando arriva l'ambulanza

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Quando sentite in lontananza il suono di un'ambulanza in arrivo, mettete la freccia a destra, rallentate e accostate. Grazie!

Se a prima vista questo gesto semplice e di buon senso sembra scontato, in realtà non é così facile.

Dove abito io - ad Anzio - sono in pochi a farlo e dirò di più: l'ultima volta che l'ho fatto io, l'automobilista dietro di me mi ha suonato perché non capiva cosa stessi combinando (e non é la prima volta).

Inutile dire che l'ho mandato bellamente a quel paese ma lui, un po' interdetto e continuando a fissarmi incredulo, nel superare questa donna al volante, aveva la faccia di chi era ancora convinto della sua posizione. E' si, gli uomini al volante sono così più intelligenti! Vediamone qualcuno nell'identica situazione ...

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8 Marzo: Le parole di un uomo

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di Franco Bomprezzi

Lo so, è banale. Non ce la fate più con l’8 marzo. Eppure io ci casco ogni volta. Mi commuovo, davvero. Quando penso alle donne che vivono accanto a una persona disabile, o vivono la disabilità su di sé. Donne vere, forti, quasi sempre strepitose nella loro capacità concreta e pragmatica di non tirarsi indietro, neppure di fronte alle difficoltà più dure e impreviste della vita.
Grazie a voi, donne invisibili. Le stesse donne che vengono espulse dal mercato del lavoro, diventano indispensabili, vitali, quando in famiglia c’è da prendersi cura di una persona fragile, alle prese con la disabilità. I genitori che invecchiano, che improvvisamente, inspiegabilmente, tornano bambini e hanno bisogno di tutto. O i figli, che non nascono “sani e belli” come la retorica estetica del nostro mondo richiede senza eccezioni. O i mariti, i compagni, che per una malattia improvvisa, o un trauma imprevedibile, non sono più i “capofamiglia”, ma hanno bisogno di tutto, o quasi.

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Buon 8 Marzo

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“Sono nata a Milano il 21 marzo 1931, a casa mia, in via Mangone, a Porta Genova: era una zona nuova ai tempi, di mezze persone, alcune un po’ eleganti altre no. Poi la mia casa è stata distrutta dalle bombe. Noi eravamo sotto, nel rifugio, durante un coprifuoco; siamo tornati su e non c’era più niente, solo macerie. Ho aiutato mia madre a partorire mio fratello: avevo 12 anni. Un bel tradimento da parte dell’Inghilterra, perché noi eravamo tutti a tavola, chi faceva i compiti, chi mangiava, arrivano questi bombardieri, con il fiato pesante, e tutt’a un tratto, boom, la gente è impazzita. Abbiamo perso tutto. Siamo scappati sul primo carro bestiame che abbiamo trovato. Tutti ammassati. Siamo approdati a Vercelli. Ci siamo buttati nelle risaie perché le bombe non scoppiano nell’acqua, ce ne siamo stati a mollo finché non sono finiti i bombardamenti. Siamo rimasti lì soli, io, la mia mamma e il piccolino appena nato. Mio padre e mia sorella erano rimasti in giro a Milano a cercare gli altri: eravamo tutti impazziti. Ho fatto l’ostetrica per forza portando alla luce mio fratello, ce l’ho fatta: oggi ha sessant’anni e sta benissimo. La mamma invece ha avuto un’emorragia, hanno dovuto infagottarla insieme al piccolo e portarseli dietro così, con lei che urlava come una matta.

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Siamo tutti Aldo Pecora: firma l'appello

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La società civile si mobilita e lancia un appello
Intimidazioni e minacce al fondatore di "Ammazzateci Tutti"

Aldo è un giovane giornalista calabrese, ha 26 anni, e si guadagna da vivere scrivendo e collaborando (da precario) con Rai Educational.

Nel 2005 il suo nome è rimbalzato agli onori delle cronache per aver ideato lo slogan “E adesso ammazzateci tutti”, simbolo delle battaglie e della rivoluzione silenziosa avviata contro la ‘ndrangheta da quei ragazzi che insieme a lui saranno ribattezzati “i ragazzi di Locri”.

Nel giro di qualche mese molti di loro torneranno alla vita di ogni giorno, altri finiranno assorbiti dalla politica. Aldo no. Dall’alto dei suoi 19 anni lui sogna in grande, e vuole fare di quello slogan una vera forza organizzata, slegata da vincoli ideologici appartenenti al passato, una forza che guardi a tutti quei ragazzi e quelle ragazze che, come lui ed i suoi amici, sognano un’italia libera dalle mafie e dalla criminalità organizzata. Li conosce un po’ per strada ed un po’ tra le decine di assemblee organizzate in tutto il Paese. Nasce così “Ammazzateci Tutti”.

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La fragilità maschile

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Un uomo di 34 anni, Mario Albanese, camionista, originario di Modugno in provincia di Bari, ha ucciso a Brescia l’ex moglie Francesca Alleruzzo, 45 anni, maestra in una scuola elementare, il nuovo compagno di lei, la figliastra e il suo fidanzato. La gelosia sarebbe alla base del folle gesto. Sembra che la coppia si fosse separata da meno di due anni e che l’uomo non avesse mai accettato la fine della relazione.

E’ un fatto privato di “quella” famiglia, di “quella” coppia. E poi solo un folle può compiere un gesto così, quattro persone uccise per un’ossessione, un’idea malata di dominio e di possesso. Chissà che patologia ha: avrebbero dovuto fermarlo prima, avrebbero dovuto curarlo prima.

Eppure c’è qualcosa che non torna in un ragionamento come questo. I primi a mettere in guardia sono i numeri: le violenze degli uomini sulle donne sono un fenomeno esteso, quasi quotidiano. Diventa difficile credere che siano tutte e solo relazioni sbagliate, rapporti sfortunati, situazioni al di fuori della “normalità”. Lea Melandri, scrittrice, una lunga militanza nel femminismo che l’ha portata ad approfondire le dinamiche del rapporto fra i sessi, dà un’altra lettura della tragedia di Brescia. Macché fatto privato, macché patologia: il vero nocciolo sta in una questione infinitamente più complessa e che riguarda la nostra cultura dei rapporti fra uomini e donne.

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I Giusti

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I GIUSTI (di George Louis Borges)

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla Terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che intuisce un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla Terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.

 

 

 

Completamente vivi

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Oggi pubblico questo trailer perché l'ho trovato bello.

Non so se leggerò il libro, ma guardarne almeno la pubblicità secoondo me vale la pena. Ciao

 

Anche se indirettamente questo risulta essere  un messaggio promozional-letterario. Siete avvertiti e comunque, non era mia intenzione.

 


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