Mangiabiologico.it

di Valeria Ballarati

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The making of ... fare o non fare.

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Questa sera vorrei prima di tutto ringraziarvi. Il racconto della bambina che cantava è stato visto da molte persone e questo fa piacere. Grazie.

Tornando invece a ciò che succede frequentando il corso di scrittura, oggi mi è capitata una cosa strana che ora vi racconto.

Avevo finito i compiti assegnati, Pitch e Racconto, prima di partire per il fine settimana in Abruzzo (per viaggiare sul Treno storico delle Orchidee, esperienza meravigliosa che consiglio) e farmi trovare pronta all'eventuale lettura del lunedì sera ma, purtroppo, e a differenza dei miei compagni, ho scoperto che non mi va di leggere i miei lavori in pubblico. Non me la sento. Vivo una sorta di menefreghismo timido. E quel che è peggio è l’esser disposta a rinunciare al parere e alle correzioni dell’insegnante pur di non esporli personalmente a voce.

Lo so, ora vi starete dicendo: “ma cosa dice? Pubblica già tutto quanto!” Ed è vero, ma qualcosa mi suona profondamente diverso. Provo a spiegare in cosa consiste.


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The making of ... Secondo compito del corso

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Questa settimana i compiti erano due: il primo era scrivere un Pitch di 150 parole del proprio progetto, il secondo scrivere un racconto di tre pagine.

Il Pitch é un lancio, un testo piccolino che serve a comunicare la tua idea e deve avere un'unica caratteristica: essere eccezionale. Il Pitch é la scintilla che innesca tutto, il vuoto cosmico prima del Big Bang, per dirla alla Fellini, e se é ben fatto susciterà l'interesse di chi investe nel tuo progetto.

Il racconto invece fa parte di una raccolta. Vediamo se piace anche a voi, ho cambiato poche cose tra cui il titolo.

V.


Volevo cantare

Era divertente giocare a fare la cantante, da piccola.

Il mio palcoscenico era il piazzaletto davanti alla casa dei nonni, un quadrato di cemento liscio e chiaro circondato da siepi basse di bosso e salvia, dal giardino e dalla cancellata con l'ingresso. Prima dello spettacolo preparavo gli strumenti. Correvo in cantina a prendere la vecchia pompa per gonfiare le ruote delle biciclette, una comune pompa aspirante e premente, e sganciando il condotto dell’aria dal suo alloggiamento ottenevo il filo per la presa di corrente, come per i microfoni veri che avevo visto alla tv. Alzando lo stantuffo all’altezza del viso sistemavo un meraviglioso microfono e quand’era tutto pronto … cantavo. Oddio, cantavo: mi sembrava di avere una bella voce ma del risultato non sono poi così certa. Senz’altro adoravo l’arte, le luci della ribalta, la sensazione di potermi esprimere e riempire i monotoni pomeriggi di provincia con un gioco emozionante. Avevo circa sei anni, era il 1973.

Cantavo qualche canzone dello zecchino d’oro e del coro parrocchiale ma avevo una mia canzone preferita: Ma come porti i capelli bella bionda e arrivando al ritornello ci mettevo tutta la voce che avevo. Se un viandante passava di là per caso non poteva non notare la scena e osservandomi per un breve tratto proseguiva divertito.


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The making of ... un passaggio del romanzo

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- o -

E' stato interessante far leggere un passaggio del romanzo ad amici e conoscenti. Serviva a capire se la scrittura era scorrevole, semplice e comprensibile. Era un pezzo che inizialmente non avevo pensato, ma mi sono trovata inavvertitamente ad ampliare - come spesso accade - perché era diventato improvvisamente utile al testo e non era logico tralasciarlo.

Sulle pagine degli addetti ai lavori si dice che non é bene anticipare le letture. Sembra possa generare inaspettate critiche, e dunque insoddisfazione e successivo scoraggiamento in chi scrive, col rischio di uno stop nocivo. A me però non é successo, ho piuttosto ricevuto pareri positivi e incoraggiamento ad andare avanti (e a sbrigarmi pure!).

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The making of ... scoraggiarsi

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Lo scoraggiamento può arrivare da qualsiasi parte, in ogni momento e anche quando meno te lo aspetti.

Sabato scorso a Pomezia ho partecipato a un interessante incontro sulle Nanoparticelle e ne sono uscita ... sconvolta. Sebbene il Dr. Montanari e la Dr.ssa Gatti parlassero di argomenti terrificanti cercando di alleggerire il carico e facendo battute di spirito, lo stress da Irreparabile ormai compreso è stato davvero grande: non avete idea dei casini che stiamo facendo a livello planetario sull’ecosistema, e di conseguenza, come é normale, su noi stessi.

L’importanza della biodiversità e la necessità di conservarla di cui parlavo la volta scorsa a proposito dello stagno - la giusta metafora - è andata distrutta e l’equilibrio del sistema che “di fatto e senza fatica protegge la vita di ognuno” è a rischio.

Da qui lo scoraggiamento. Che cosa scrivo? Per qualcosa che è già andato perduto? Che è stato minato alla base?

Quel che mi è sembrato chiaro dall’incontro è l’incoscienza e la miopia delle organizzazioni a capo di Governi, Partiti, Aziende, Banche. Perché nessuno si occupa dell'unico pianeta sul quale possiamo vivere? Perché nessuno si occupa in maniera “globale” del ciclo dei prodotti sulla terra, di modo da renderlo sostenibile per il pianeta? Tutti sono interessati solo al pezzo che li riguarda direttamente e dal quale trarranno il loro piccolo profitto. Ma é lampante che se ti occupi di un solo pezzo, saranno altri a farne le spese. Ribaltando il concetto su scala globale ecco che il disastro ambientale è presto realizzato.


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The making of ... il giorno più bello della settimana

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Il lunedì è il mio giorno della settimana preferito.

Lo è diventato da quando frequento il corso di scrittura “Il mestiere di raccontare”di Salvatore Basile, alla Pro Loco di Roma.

Salvatore è un gigante della professione, la sua bravura è fuori di dubbio. Quando ci spiega le regole dell’universo nascosto dietro alla costruzione di un racconto ben fatto concretizza l’esperienza, la comprensione delle dinamiche e dei significati con una semplicità estrema, come se scrivere bene fosse la cosa più naturale del mondo. Non è così, ovviamente: è la sua competenza che fa sembrare la scrittura tale e alla portata di chiunque.

In precedenza il lunedì era un pesante giorno qualsiasi ma lui me l’ha reso straordinario. E' diventato il mio tempo, un giorno tutto per me, per fare una cosa che mi piace: ascoltare e imparare. Imparare è già insito nelle persone, tendiamo ad apprendere in maniera spontanea, ma quando c’é l’opportunità di ascoltare da un asso della materia - di qualsiasi materia si tratti - non so se succede anche a voi ma io mi sento come il flipper quando le luci e i suoni fanno Tilt.


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