"Nel momento in cui realizzi che legami d'amore ci uniscono a tutti gli altri, sei pronto a liberarti e a lasciare andare, non solo le persone che si rivelano dannose per te, ma anche i condizionamenti che ti immobilizzano. Ama te stesso totalmente, non sentirti importente, non lasciare che altri ti privino DELLA GIOIA, é COSì CHE TI LIBERI".
Un discorso già sentito, non vi pare, care colleghe BFRP?
Nell’ormai celebre discorso fascio-leghista di domenica scorsa a Roma, Matteo Salvini ha illustrato il decalogo del perfetto odiatore, che a un certo punto recita: “Per noi non esiste eccesso di legittima difesa. Se entri in casa mia in piedi, devi sapere che puoi uscirne steso”. Applausi scrosciantissimi.
L’eroe di questi giustizieri in servizio permanente effettivo è il benzinaio di Ponte di Nanto, Graziano Stacchio che lo scorso 3 febbraio, con un colpo di fucile ha ucciso un rapinatore rom. Dal quel giorno, il povero Stacchio, oltre che ai propri tormenti interiori, ha dovuto fare fronte alle molestie di numerosi leghisti in calore capitanati, manco a dirlo, da Salvini di cui è stato costretto a subire l’abbraccio con relativo selfie.
Eppure, nelle interviste, il benzinaio non somiglia affatto allo spietato pistolero che tanto arrapa il Matteo felpato e pronuncia anzi parole umanamente degne. Per esempio: “Non sono un eroe né un modello da imitare né tantomeno un simbolo. Lo dico subito: la gente non deve sparare in mio nome, né in Veneto né in Sicilia. Solo l’idea mi fa paura”. E poi: “Se i complici del rapinatore l’avessero lasciato lì, avrei provato a salvarlo. La vita vale più di tutto”.
"Buongiorno, io sono...". Quando il medico dice il suo nome diventa un amico di MICHELE BOCCI
NON è solo una formalità, un fatto di educazione. Presentarsi al paziente, dire il nome e il proprio incarico è il modo per stabilire un rapporto umano, e magari rendere meno dura la convivenza con la malattia. Purtroppo però molto spesso il medico che legge la tac decisiva, quello che spiega come stanno andando le terapie o l'infermiere che avvia la chemio restano degli sconosciuti per chi sta male. Distanti, non coinvolti. Un piccolo gesto fatto subito potrebbe già servire a cambiare le cose. Ne sono convinti i responsabili di Slow medicine, il movimento che promuove cure "sobrie, rispettose e giuste". In questi giorni stanno avviando la campagna #buongiorno io sono... per spingere chi lavora negli ospedali a presentarsi sempre ai pazienti. Perché il cartellino con il nome sul camice, obbligatorio ormai da una decina d'anni, non basta. All'inizio verranno coinvolti i soci di Slow medicine, tra i quali una trentina di società scientifiche. Si conta poi di far partecipare gli Ordini e i sindacati. Chi aderisce è invitato a mettere una foto online con il cartello della campagna e l'hashtag #buongiornoiosono... Ma soprattutto a rispettare il senso dello slogan nel lavoro di tutti i giorni.
Il 27 gennaio del 1945 i soldati sovietici dell’Armata Rossa superarono il cancello del campo di sterminio nazista di Auschwitz – quello con la scritta “Arbeit macht frei” – che era già stato evacuato. Quel giorno finì ufficialmente il più grande omicidio di massa della storia avvenuto in un unico luogo: è stato calcolato che ad Auschwitz sono morte più persone che in qualsiasi altro campo di concentramento nazista. Sui numeri non ci sono certezze, ma secondo i dati dell’US Holocaust Memorial Museum, le SS tedesche uccisero almeno 960 mila ebrei, 74 mila polacchi, 21 mila rom, 15 mila prigionieri di guerra sovietici e 10 mila persone di altre nazionalità. Oggi, 38 delegazioni provenienti da paesi di tutto il mondo partecipano alle commemorazioni del cosiddetto “Giorno della memoria”. Fonte
Nel 2000 in Italia un'apposita Legge stabilì che il 27 Gennaio sarebbe stata una giornata commemorativa, ben cinque anni prima della risoluzione 60/7 delle Nazioni Unite. Gli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 definiscono così le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria:
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