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di Valeria Ballarati

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Costruiamo la pace

Perché il 27 gennaio

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Il 27 gennaio del 1945 i soldati sovietici dell’Armata Rossa superarono il cancello del campo di sterminio nazista di Auschwitz – quello con la scritta “Arbeit macht frei” – che era già stato evacuato. Quel giorno finì ufficialmente il più grande omicidio di massa della storia avvenuto in un unico luogo: è stato calcolato che ad Auschwitz sono morte più persone che in qualsiasi altro campo di concentramento nazista. Sui numeri non ci sono certezze, ma secondo i dati dell’US Holocaust Memorial Museum, le SS tedesche uccisero almeno 960 mila ebrei, 74 mila polacchi, 21 mila rom, 15 mila prigionieri di guerra sovietici e 10 mila persone di altre nazionalità. Oggi, 38 delegazioni provenienti da paesi di tutto il mondo partecipano alle commemorazioni del cosiddetto “Giorno della memoria”. Fonte

Nel 2000 in Italia un'apposita Legge stabilì che il 27 Gennaio sarebbe stata una giornata commemorativa, ben cinque anni prima della risoluzione 60/7 delle Nazioni Unite. Gli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 definiscono così le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria:

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Iniziativa "Grazie Prof.": manda una cartolina a Veronesi

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Chissà se qualcuno tra voi è rimasto colpito quanto me dal discorso del Dr. Veronesi al Quirinale, in occasione della Giornata Nazionale per la Ricerca sul Cancro. Se non avete ancora avuto occasione potete riascoltare e leggere le sue parole cliccando qui.

Mi é sembrato un approccio così nuovo, così al passo coi tempi, così sorprendente nella richiesta di "polarizzarsi su nuove posizioni", "curare l'Anima per curare il corpo" e sentire finalmente parlare di Medicina della Persona, dell'Uomo nella sua globalità "con le sue emozioni, il suo carattere, le sue aspirazioni, le sue preferenze e le sue frustrazioni". Trovo sia   abbastanza confortante, oltre che un buon segnale per le persone in sofferenza.

Mi sembra però che alla notizia non sia stato dato il giusto risalto; nessun tg ne ha parlato, é passata come un po' in sordina e allora mi sono detta: ma diamoglielo noi il giusto risalto!

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Lavorare su sé stessi

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Sabato sera, mezzanotte e mezzo

[...] Per umiliare qualcuno si deve essere in due: colui che umilia, e colui che è umiliato e soprattutto: che si lascia umiliare. Se manca il secondo, e cioè se la parte passiva è immune da ogni umiliazione, questa evapora nell'aria. Restano solo delle disposizioni fastidiose che interferiscono nella vita di tutti i giorni, ma nessuna umiliazione e oppressione angosciose.

Si deve insegnarlo agli ebrei.

Stamattina pedalavo lungo lo Stadionkade e mi godevo l'ampio cielo ai margini della città, respiravo la fresca aria non razionata. Dappertutto c'erano cartelli che ci vietano le strade per la campagna. Ma sopra quell'unico pezzo di strada che ci rimane c'è pur sempre il cielo, tutto quanto.

Non possono farci niente, non possono veramente farci niente.

Possono renderci la vita un po' spiacevole, possono privarci di qualche bene materiale o di un po' di libertà di movimento, ma siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori con il nostro atteggiamento sbagliato: con il nostro sentirci perseguitati, umiliati e oppressi, con il nostro odio e con la millanteria che maschera paura. Certo ogni tanto si può esser tristi e abbattuti per quel che ci fanno, è umano e comprensibile che sia così. E tuttavia: siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli.


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Albert Einstein. La sua lettera per la figlia Lieserl.

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Quando proposi la teoria della relatività, pochissimi mi capirono,
e anche quello che rivelerò a te ora,
perché tu lo trasmetta all'umanità,
si scontrerà con l’incomprensione e i pregiudizi del mondo.
Comunque ti chiedo che tu lo custodisca per
tutto il tempo necessario, anni, decenni,
fino a quando la società sarà progredita abbastanza
per accettare quel che ti spiego qui di seguito.
Vi è una forza estremamente potente per la quale la Scienza finora non ha trovato una spiegazione formale.



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Romanzo

La storia dell'uomo e
della scoperta
dei Fiori di Bach.

Booktrailer

Il Romanzo è alla 3° edizione. 


Parole per pensare

“L'attenzione è la forma più rara e più pura della generosità. A pochissimi spiriti è dato scoprire che le cose e gli esseri esistono."

Simone Weil, Corrispondenza, pag. 13

«Quanto siamo stanche io e te. Dovremmo riposarci un po’» dice Donatella a Beatrice mentre il Valium fa effetto sul lungomare di Viareggio all’imbrunire, è un dialogo che ti rimane dentro, come tutta La pazza gioia.

- See more at: http://www.paperstreet.it/cs/leggi/la-pazza-gioia-paolo-virzi.html#sthash.F3ffjhMI.dpuf

«Quanto siamo stanche io e te. Dovremmo riposarci un po’» dice Donatella a Beatrice mentre il Valium fa effetto sul lungomare di Viareggio all’imbrunire, è un dialogo che ti rimane dentro, come tutta La pazza gioia.

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Fiori di Bach e Cartoons 15 Pimpi


 ASPEN

Se hai paura,

ma non sai bene di cosa