Ma ne varrà la pena, se avete abbastanza pazienza.
Ho trascritto, riassumendo, un gran bel video che si trova on line, é del Prof. Bancalari. L'ho fatto perché l'ho trovato utile. Non vi fate spaventare dai termini, é tutto piuttosto comprensibile, specie nella parte dove parla di noi, che siamo ESSERI e invece ci consideriamo ENTI (come delle cose) finendo così per vivere una via inautentica, che non é la nostra.
La vita inautentica é dove non decidiamo noi cosa ci va o non ci va bene, cosa dobbiamo o non dobbiamo fare, ma ci adattiamo alle convenzioni: "si fa così, si é sempre fatto così". Ecco, questo SI impersonale non é quello scegliamo noi ma é quello che va bene ad altri che vorrebbero decidere al posto nostro. E allora per provare a capire il meccanismo vi invito a guardare il video tenendo il riassunto davanti, così da comprendere meglio quanto spiegato benissimo dal caro Professore. E' ora di riappropriarsi del proprio tempo: il tempo che ci resta.
Il bambino guardava la nonna che stava scrivendo la lettera.
A un certo punto, le domandò: “Stai scrivendo una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me.”
La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote: “È vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tuttavia, più importante delle parole, è la matita con la quale scrivo. Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto. ”
Incuriosito, il bimbo guardò la matita, senza trovarvi alcunché di speciale. “Me è uguale a tutte le altre matite che ho visto nella mia vita! ” “Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se riuscirai a trasporle nell'esistenza sarai sempre una persona in pace col mondo.
The Chosen è il primo adattamento sul ministero di Gesù e su come cambia drasticamente la vita delle persone che lo incontrano. È stato finanziato tramite crowdfunding ed è diventato rapidamente un fenomeno con oltre 430 milioni di episodi visti. La serie mostra un Gesù umano come non si era mai visto prima: caloroso, umoristico, invitante. E così irresistibilmente divino che si capisce perché la gente abbandona tutto per seguirlo.
La verità è che non hanno capito perché siamo qui. Noi non difendiamo solamente il diritto di godere di una pausa della nostra esistenza, ma soprattutto, affermiamo che il tempo della vita, quello che conta, non è solamente quello considerato “utile”, perché dedicato a produrre. Il tempo che passa non è solo quel tempo vincolato e socialmente utile, il tempo del lavoro, ma anche il tempo libero. Il tempo libero non è un momento di inattività, ma un tempo di cui noi possiamo disporre quando possiamo decidere noi cosa fare, vivere, amare, anche non fare nulla, prendersi cura dei nostri cari, leggere poesie, dipingere, cantare, oziare. Il tempo libero è il momento in cui possiamo essere totalmente umani. Ecco di cosa parliamo.
Giochi ogni giorno con la luce dell’universo. Esile visitatrice, tu giungi nel fiore e nell’acqua. Sei più di questa bianca testolina che stringo come un grappolo tra le mie mani ogni giorno.
Non somigli più a nessuna da che ti amo. Lasciati distendere tra le ghirlande gialle. chi scrive il tuo nome con lettere di fumo tra le stelle del sud? Ah lasciati ricordare com’eri allora, quando ancora non esistevi.
Sono per lui amici sconosciuti. È una risposta nostalgica: Joe racconta di non aver passato un sol giorno senza pensare o parlare di Simone, da quando loro gli hanno dato notizia della sua morte. Simone era rassicurante e si aveva sollievo con lei accanto, circa l’esistenza moderna. Aveva il dono di riflettere nelle parole significati alti e illimitato, come gioielli. Pensa che occorra accettare queste dipartite volontarie, accettando altresì l’ordine che impartiscono di vivere con gli assenti. Non la dimenticherà, i loro pensieri coincidevano, crede che la morte non l’abbia sorpresa.
Lo ringrazia del suo contributo, che attraverso lei forse gioverà ad altri. ‘Forse alcuni di loro le saranno debitori, nell’approssimarsi dell’istante supremo, della dolcezza di uno scambio di sguardi’.
Simone gli scrive che è privilegiato a percepire gli avvenimenti di guerra nella loro realtà, quando sia chi combatte che chi assiste da fuori è preda di una sorta di irrealtà. Ricostruisce da vent’anni i destini di chi è stato preso e lasciato, o menomato dalla guerra, e di nuovo a breve altri verranno chiamati alla stessa sorte. Simone vuole incoraggiarlo. Dice in metafora che lui è pronto a rompere l’uovo, immagine antica. L’uovo è il mondo visibile. Il pulcino è l’amore, amore è Dio stesso che abita nel profondo di ogni uomo come seme invisibile. Quando il guscio è rotto e l’Essere uscito, ha per oggetto ancora questo stesso mondo, ma non vi è più racchiuso dentro. Il corpo é lasciato in un angolo mentre lo spirito viene trasportato fuori dallo spazio dove il mondo visibile si vede tal quale (non da un punto personale prospettico); lo spazio, comparato all’uovo, è infinito alla terza potenza. L’istante è immobile, il silenzio denso riempie lo spazio e non è assenza di suono: è sensazione positiva del suono della parola segreta AMORE che sin dall’inizio ci abbraccia.
Le parole di Simone lo hanno fatto riandare ad argomenti della guerra per lui rimasti in sospeso. In particolare, ricorda l’attacco del 1917 dove venne istruito dal suo superiore gesuita, il quale disse che ogni uomo che partecipa ad una grande battaglia appartiene esclusivamente alla sua missione, è preda della sua immaginazione, del suo dovere, e non dispone di sé: gli è vietato fermarsi presso i feriti. Parlare con un ferito o raccogliere le ultime parole di un moribondo lo restituisce a sé stesso, pietà e paura fanno nascere la coscienza, e un dolore totale; inoltre nel momento in cui teme solo la morte l’agonia non deve essergli mostrata. E’ il lato oscuro della guerra, l’orrore che lo aveva sconvolto. I soldati eseguivano gli ordini, e i caduti restavano sul campo a lungo in attesa dei barellieri. Crede che nulla vieti l’idea del corpo di infermiere spirituali di prima linea: ha visto casualmente organizzarsi soccorsi simili ed efficaci.
Joe risponde di non averle potuto scrivere prima perché una nuova piaga si era aperta nel suo corpo, condannandolo a stare steso; ora che ha meno male si affretta a rispondere, e dice d’esser felice della loro amicizia.
Lo scritto di Simone lo ha fatto riflettere: la sua passione nel dire le cose nasconde il suo poco progredire nella vita dell’anima, crede che Simone possa aiutarlo ad evolvere. Lei ha “l’intuizione del bene e il senso del male” mentre lui non c’è mai riuscito. Sta dicendo che il pensiero solitamente nasconde la morte, mentre la fine ultima dovrebbe essere sempre presente nel modulare la propria esistenza, per far si che fatti ed esseri siano immagini della vita profonda. La coscienza deve divenire parte dei nostri giorni, e quando si vedono fatti ispirarsi ai nostri pensieri, e poi coincidere, é forte la tentazione di aderirvi con OGNI forza a quella felicità capace di trasformare il nostro essere. Bisognerebbe morire solo quando fossimo felici della vita che abbiamo vissuto. Si è se stessi solo nel cuore, si è felici per come si è ospiti di se stessi.
Simone Weil e Joe Boousquet si conoscono grazie all'editore Ballard di Marsiglia per i quali entrambi collaboravano a un progetto sulla civiltà occitana.
Nei giorni precedenti la Pasqua di quell'anno Simone vorrebbe assistere alle funzioni religiose presso un'abbazia, e sulla strada per raggiungerla fanno una sosta a Carcassonne, nella casa di Joe Bousquet, scrittore e poeta, grande invalido civile della prima guerra. Tra i due nasce un'amicizia, e una corrispondenza significativa.
A breve lei accompagnerà i genitori negli Stati Uniti, ma vorrà tornare a Londra dove si unirà a France Combattante, addetta a progetti per la ricostruzione del dopoguerra, ma con il desiderio di prendere parte attiva al progetto infermiere di prima linea.
13 aprile 1942 Nella prima lettera inviata a Joë Bousquet Simone Weil dichiara di conoscerlo da soli 15 giorni, ma pensa che incontrarlo sia stato per lei prezioso.