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di Valeria Ballarati

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Perché viene la febbre? E a che cosa serve?

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Si parla di febbre quando la temperatura corporea supera i 37-37,5°. La febbre è uno dei segnali più comuni di un'alterazione dei parametri fisiologici dell'organismo, in particolare del Centro di termoregolazione che si trova nell'ipotalamo, a causa di una «perturbazione» esterna. «La febbre spesso spaventa perché dà malessere, ma è il segnale di un'iniziale risposta dell'organismo contro le aggressioni, orientata all'eliminazione dell'agente perturbante — spiega Raffaele Manna, direttore del Centro di ricerca sulle febbri periodiche del Policlinico Gemelli di Roma —.

Le cellule del sistema immunitario vengono infatti stimolate dagli agenti infettivi o infiammatori a produrre citochine, sostanze che entrano in gioco quando qualcosa è alterato rispetto alla norma. Una in particolare, la IL-1, agisce sul CTR facendogli aumentare la temperatura di qualche grado oltre il livello normale. Ciò provoca i brividi, che servono a produrre calore, e il senso di freddo, causato dalla vasocostrizione cutanea che riduce la perdita di calore. Quando l'infezione comincia a guarire, il livello stabilito dal "termostato" si abbassa tramite la vasodilatazione cutanea e la sudorazione, che consentono di disperdere una maggior quantità di calore e abbassare la temperatura».

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Una lezione di Gary

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"Infrangere la legge - da Gesù Cristo a Nelson Mandela, da Rosa Parks a Martin Luther King - la legge é sempre stata infranta per permettere cambiamenti sostanziali."

Il relatore di oggi si é laureato in giornalismo alla Oakland University e una laurea in Trasmissioni radio della Specs Howard School of Broadcast Arts.

Si chiama Gary Yourofsky ed ha già vissuto molte terribili esperienze: é stato rrestato una decina di volte ed ha trascorso 77 giorni in un carcere di massima sicurezza.

E' un attivista per i diritti animali, tutto quello che fa lo fa nel nome dei diritti animali.

Gary ha tenuto conferenze in centinaia di scuole americane incluse le Università del Connecticut, del Michigan e Bowling Green.

Oggi é domenica e se avete un'ora di tempo libero potreste vedere la sua lezione agli studenti di Atlanta. Sono parole che vale la pena ascoltare, forse vi cambieranno alcune importanti prospettive.

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Edwige Fenech e i film anni 70

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ROMA - È abituata da anni a stare nelle retrovie, per far quadrare i conti come produttrice. Stavolta si rimette in gioco in prima persona, in un ruolo non da protagonista, però molto significativo. Edwige Fenech torna a recitare ne «La figlia del capitano», nei panni della zarina Caterina II di Russia. La miniserie in due puntate, coprodotta da Rai Fiction e da Immagine e Cinema della stessa Fenech, va in onda su Raiuno il 9 e 10 gennaio con Vanessa Hessler e Primo Reggiani protagonisti, per la regia di Giacomo Campiotti.


A parte un cameo, cinque anni fa, nel film di Quentin Tarantino «Hostel: Part II», è la prima volta che esce dall'ombra. Perché?
«Tante volte mi è stato suggerito, ma non volevo tornare sullo schermo come attrice. Quando ho letto la sceneggiatura di questo progetto, non pensavo di esserne un'interprete, ma quando mi sono imbattuta nel personaggio dell'imperatrice, mi sono detta: vorrei proprio farlo. Sarà per vanità? Mi sono fatta un regalo».

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Mare e Monti

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Nel mio primo giorno dell’anno mi sono alzata tardi, ho organizzato per noi e gli amici di Milano un misto tra colazione e pranzo – Brunch se ci tenete a chiamarlo all’americana – e poi siamo usciti per una passeggiata al vicino Lago di Fogliano,  nel Parco Nazionale del Circeo. E’ una zona del litorale molto bella, un’oasi naturale formatasi a seguito della bonifica pontina e ritenuta oggi di interesse naturalistico internazionale.

Nel bosco e nella striscia di terra che separa il lago salato dalla spiaggia e dall’acqua del mare vi sono tantissime specie di uccelli, molti animali e una mandria di  mucche. Loro pascolavano, brucavano e un vitellino appena nato giaceva sull’erba. Abbiamo seguito i suoi primi commoventi tentativi di mettersi in piedi mentre la sua mamma lo leccava e lo leccava per continuare a riscaldarlo e incoraggiarlo. Era nato proprio il primo giorno di questo nuovo anno.

Mentre lo osservavo mi dicevo  “la vita per gli animali è dura, in ogni senso”. Nascono da soli, in ambienti freddi e ostili, vivono poco, sono imprigionati in luoghi angusti, e poi li mangiamo.

Eppure quella nascita aveva in sé la scintilla della speranza, il motivo di ogni cosa e a ricordarlo mi emoziona ancora, non so nemmeno bene perché. A pensarci meglio,  si che lo so. 

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Variante di canzone

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"Io te vurria vasa", sospira la canzone
ma prima e più di questo io ti vorrei bastare,
io te vurria abbasta',
come la gola al canto
come il coltello al pane
come la fede al santo io ti vorrei bastare.
E nessun altro abbraccio potessi tu cercare
in nessun altro odore addormentare,
io ti vorrei bastare,
io te vurria abbasta'.

"Io te vurria vasa", insiste la canzone
ma un po' meno di questo ti vorrei mancare
io te vurria manca'
più del fiato in salita
più di neve a Natale
di benda su ferita
più di farina e sale.
E nessun altro abbraccio potessi tu cercare
in nessun altro odore addormentare,
io ti vorrei mancare
io te vurria manca'.


é una poesia di Erri De Luca
tratta da Solo andata, righe che vanno troppo spesso a capo

Ascolta la canzone


Commento: 
Ah che bell'aria fresca ... é il nuovo anno!   Buon 2012  a tutti.

 

Buon 2012!

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Buon Fine Anno ...

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I

 

Raccolta Al Karama

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Un violento incendio divampato ieri pomeriggio al campo Rom "Al Karama" di borgo Montello ha distrutto la casa a 10 famiglie rom privandole di tutto.

Tra gli esseri umani che ad Al Karama hanno perso casa e ogni bene a causa dell'incendio di ieri, c'è un bambino nato a Natale.

Occorrono viveri e vestiti.

Raccoglieremo anche generi di prima necessità per il campo rom di "Al Karama"; viveri a lunga scadenza, vestiti pesanti, coperte, scarpe e ogni altra cosa per SOPRAVVIVERE!

Il 29 Dicembre banchetto di LIBERA a Nettuno in Piazza del Mercato.

Il 30 Dicembre banchetto di LIBERA ad Anzio in Piazza Pia .

Orari dalle 11.00 alle 19.00.

 

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Ode al cane

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ODE AL CANE

Il cane mi domanda
e non rispondo.
Salta, corre pei campi e mi domanda senza parlare
e i suoi occhi sono due richieste umide,
due fiamme liquide che interrogano
e io non rispondo,
non rispondo perche'non so,
non posso dir nulla.

In campo aperto andiamo uomo e cane.

 

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Il Presepe privato

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È Natale e sui Navigli, come in centro a Milano, non si riesce più a entrare nei negozi: i magri o i lauti stipendi consentono a tutti una ressa ingenerosa alla ricerca di una felicità che non c'è, o che almeno non si compra.

Io quest'anno ho spento le candele: tutti mi hanno invitato, ma quella notte non farò nulla di diverso, nulla che io non faccia sempre, proprio come quando ero bambina; al limite si cambiava stanza, si andava dalla camera al tinello per vedere se era arrivato Gesù, e per mangiare il panettone, che allora si chiamava "el pan de Toni"...

Ma oggi Milano si affanna a cambiare faccia, ad abbattere le nostre vecchie dimore per apparire moderna, così i rifacimenti delle case hanno abbattuto anche noi, gli anziani. C'è una bella poesia dialettale che dice "fai piano, ogni volta che dai un colpo al muro lo dai al mio cuore...".

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