Hai un manoscritto. Ti dicono che no, non è pubblicabile, non convince. E ci stai male, tu: perché in quel manoscritto ci sono storie di vita e di morte in un lager. Non sono storie. Sono Storie. E tu vuoi che vivano, che ri-vivano. Ma non sei uno di quelli che insistono, tu. Sei un mite. E forse forse tu stesso metti in dubbio il tuo talento (tanto che, anni dopo, dirai: Sono approdato alla qualifica di scrittore perché, catturato come partigiano, sono finto in un lager, come ebreo). Siamo nel 1947, a Torino. Primo Levi ha tra le mani il suo manoscritto, bocciato da Einaudi. E’ stata Natalia Ginzburg a dare il parere negativo.