Mangiabiologico.it

di Valeria Ballarati

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Italia loves Emilia

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"C’è stato Campovolo, è finito due ore fa, Italia Loves Emilia, il concerto. Stanotte non prenderò sonno, magari tiro diritto fino all’ora di riprendere il volo, da campovolo, un volo dopo l’altro. Difficile rimettere i piedi per terra dopo due giorni come questi. Le prove, l’incontro con i colleghi, la bella atmosfera nel backstage poi la mattina del risveglio prima del concerto. Arrivare a Campovolo attraversando distese di tende per passare la notte e di gente in cammino verso il concerto. La conferenza stampa e poi il concerto,e quel mare di gente, ognuno con un nome e una storia tutti lì per fare la storia. Perchè di questo si tratta, anche se è solo un concerto si tratta di essere nella storia, ovvero nelle cose che cambiano perchè gli esseri umani le fanno cambiare. Essere quegli esseri umani che le fanno cambiare.

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In corsa per la libertà

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Era un cucciolo di giraffa.

E voleva andar via dal circo, come é normale. Doveva sembrarle una follia vivere in gabbia, sotto una tenda, trasportata con un camion di luogo in luogo come attrazione per paganti urlanti.

Voleva la libertà, il silenzio, la natura della savana africana.

Ciao Dolcezza.

Un articolo

 

L'handicap più grande

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Io sto con Nicoletti
di Franco Bomprezzi

“Melog” è uno dei programmi radiofonici di maggior suggestione.

Condotto su Radio24 da un autentico prestigiatore del mezzo radiofonico, Gianluca Nicoletti. Una volta era Golem, su Radiorai. Là ci conoscemmo, virtualmente e non solo. Io sono stato, in quel periodo (attorno al 2003) il suo “golem a rotelle”, in un fortunato scambio di idee sulla disabilità e sulla sua rappresentazione virtuale.

Ora succede che Nicoletti dedichi una puntata a “Disabitaly”, venerdì scorso, quarantadue minuti filati di parole, interviste, testimonianze, attorno a un concetto preciso: “Oggi a Melog – scriveva Nicoletti sulla pagina facebook del programma – faremo un punto sulle ansie e le legittime angosce di quanti sono disabili o ne hanno uno in famiglia e di fronte ai provvedimenti di riduzione della spesa pubblica potrebbe vedersi limitare risorse indispensabili alla sopravvivenza. Quello che per la maggior parte degli italiani è stringere la cinghia per un disabile significa essere strangolato”. Bene, durante il programma il giornalista riceve, tra i tanti, due sms. Il primo: “Nicoletti, se avessi avuto una figlia velina, avresti parlato tutti i giorni di f…?”. Il secondo: “Non le sembra di fare un uso privato della radio?”.

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Il settore auto é finito, ma la politica non se n'é accorta

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Il fallimento del cosiddetto piano Fiat “fabbrica Italia”, se mai è veramente esistito, è inserito nella più grande crisi del settore automobilistico a livello mondiale dall’esistenza dell’auto; una crisi che colpisce l’Europa e gli Stati Uniti ma anche i paesi delle economie emergenti raggruppati nell’acronimo BRIC, ad eccezione, per ora, del Brasile.

L’auto, già ormai da circa dieci anni, non è più il prodotto che contraddistingue lo status sociale degli individui e il grado di sviluppo delle nazioni, semplicemente perché non è più utile: è costosa, inquinante,paralizzata nel traffico di cui è essa stessa causa, l’automobile non ha più il fascino che ne ha fatto la regina dei consumi e dell’economia per tutto il XX secolo.

Oggi ci si sposta preferibilmente a piedi nelle città congestionate con il metrò o con le bici, con gli aerei per il mondo; soprattutto ci si sposta sempre più velocemente con gli smartphone e gli ipad, la comunicazione manner trend, ha sostituito la mobilità come elemento di riconoscimento e qualificazione dell’individuo con gli altri: conosco, vedo e parlo con molte più persone sui social network e con le video-tele-comunicazioni che spostandomi fisicamente.

 

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Gli animali, partecipi dell'alleanza con Dio

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Gabriella Caramore:

Lei pensa ci potrebbero essere serie obiezioni, da parte di qualche teologo, in merito ad una "teologia degli animali"?

Paolo De Benedetti:

Credo di no, se si presume almeno la conoscenza della Bibbia che al capitolo 9 della Genesi, ovvero su bito dopo la narrazione del diluvio universale, riporta queste parole da Dio pronunciate: "Quanto a me, ecco che io stabilisco la mia alleanza con voi e con la vostra progenie dopo di voi, e con ogni essere vivente che é con voi: con i volatili, con il bestiame, e con tutte le fiere della terra che sono con voi, da tutti gli animali che sono usciti dall'arca a tutte le fiere della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi, che non sarà più distrutta alcuna carne a causa delle acque del diluvio, né più verrà il diluvio a sconvolgere la terra" (Gn 9,9-11).

Gli animali quindi, secondo il diritto teologico, sono partecipi di questa alleanza con Dio e dunque entrano a far parte di una teologia in questo senso: non si da completezza di discorso sugli animali se non si parla anche di Dio.

* brano tratto dal libro "Teologia degli animali" di  Paolo De Benedetti (teologo e biblista)

 

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Italia, serve la bancarotta

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Nel mese di Luglio Giovanna Faggionato, di Lettera 43, ha incontrato Serge Latouche a Parigi. E' docente di Scienze economiche all'Università di Paris Sud ed é un teorico della decrescita. Ecco l'intervista:

(...) «Sappiamo già che l'attuale sistema crollerà tra il 2030 e il 2070», spiega a Lettera43.it, «il vero esercizio di fantascienza è prevedere che cosa succederà tra cinque anni».

DOMANDA. Lei ha un'idea?
RISPOSTA. L'Europa nata nel Dopoguerra farà la fine del Sacro romano impero di Carlo Magno che cercò di restaurare un regno crollato, durò per 50 anni e fu travolto dai barbari.
D. Che cosa c'entra l'impero romano?
Crollò alla fine del V secolo, ma non morì: continuò a sopravvivere per centinaia di anni con Carlo Magno, l'impero d'Oriente e poi quello germanico. Un declino proseguito nel tempo, con disastri in successione. Come succederà a noi.
D. È la fine della globalizzazione?
R. Io la considero una crisi di civiltà, della civiltà occidentale. Solo che, visto che l'Occidente è mondializzato, si tratta di crisi globale. Ecologica, culturale e sociale insieme.

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Gli animali sono consapevoli, come noi

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“Il settore della ricerca cognitiva è in rapida evoluzione. Nuove tecniche e strategie per la ricerca su umani e animali non-umani sono state sviluppate in abbondanza. Di conseguenza, sono ora disponibili maggiori dati, che impongono una rivalutazione dei precedenti preconcetti in questo campo”.

Così si apre la Cambridge Declaration on Consciousness, una dichiarazione firmata lo scorso mese da numerosi scienziati, che per la prima volta cerca di mettere un punto fermo sulla questione della coscienza negli animali. “Consciousness” è del resto un termine difficilmente traducibile in italiano: coscienza, infatti, il termine più vicino nella nostra lingua, dà più l’idea del possesso di un’etica e di una morale, concetti che sappiamo essere esclusivamente umani. È la consapevolezza di sé, il possesso di facoltà cognitive, a essere invece patrimonio della maggior parte degli animali, sostengono gli scienziati. Recenti ricerche hanno dimostrato che numerose specie di uccelli, tra cui le gazze, possiedono raffinate abilità cognitive.

Riunitisi in una grande conferenza all’Università di Cambridge sulla consapevolezza negli umani e negli animali in memoria di Francis Crick, lo scopritore della doppia elica del DNA e tra i primi neuroscienziati moderni, gli studiosi – neuroscienziati cognitivi, neuroscienziati computazionali, neuroanatomisti, neurofarmacologisti e neurofisiologi – si sono trovati d’accordo sul fatto che non solo esseri umani e primati, ma anche tutti i vertebrati e almeno un invertebrato, il polpo, possiedono strutture cognitive analoghe a quelle umane.

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Intimidazioni a Valle del Marro

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29 Agosto 2012. Un escavatore Caterpillar di proprietà della cooperativa sociale Valle del Marro – Libera Terra, nata da un progetto di LIBERA con il sostegno del Progetto Policoro della CEI, è stato incendiato la sera del 28 agosto a Castellace, frazione del Comune di Oppido Mamertina.

Il mezzo, che da poche ore si trovava in località Baronello su un terreno confiscato alla mafia, doveva essere utilizzato nei giorni seguenti per l'espianto di ceppaie di ulivi, dolosamente incendiati lo scorso anno.

Nella stessa mattina la cooperativa sociale aveva avvertito la Compagnia dei Carabinieri di Palmi della necessità di lasciare sul posto l'escavatore, risultando troppo gravoso e difficoltoso il suo spostamento continuo, anche per la mancanza di un mezzo attrezzato per questo tipo di trasporto.

Solo qualche settimana prima era arrivata l'autorizzazione della Regione Calabria, lungamente attesa, per l'estirpazione delle piante distrutte e il reimpianto di nuove piantine, che ora rischiano di seccare. Al danno perpetrato contro l'escavatore, stimato in 30.000 euro, si aggiunge il danno più ampio e incalcolabile dell'ulteriore ritardo nel riportare di nuovo in produzione l'uliveto bruciato e mantenerlo come simbolo di riscatto sociale.

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"Speriamo che gli sbarchi ci siano"

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E ora, ora che il mare le ha consegnato un altro cadavere da sistemare (“ho solo la fossa comune usata dopo il naufragio di marzo”), i buoni cittadini si stringano intorno a lei. E le chiedano scusa per il ritardo. Perché d’estate si dorme e l’informazione ha l’occhio della talpa, ma intanto qualcuno sta da solo in mezzo alla tempesta per avere detto parole di pura umanità. Il campo di battaglia è Lampedusa. Destino di un’isola che la storia sta trasformando in segno di contraddizioni acide e brutali. Destino di chi ha scelto di governarla senza brandire una mazza da baseball.

Si chiama Giuseppina (Giusi) Maria Nicolini la nuova sindaco dell’isola degli sbarchi.

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Curarsi meglio in ospedale

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Ancora un bellissimo articolo di Ivan Cavicchi sul Fatto di oggi. Eccolo :

Cambiare gli ospedali? Ospitalità é la parola magica

Provate a immaginare di trovarvi in ospedale e di essere “ospitati” non “ricoverati”.
Ora, provate a immaginare di invitare degli amici a casa vostra e di “ricoverarli” anziché “ospitarli”. Quale differenza?
La differenza è nel “modo di trattare le persone”.  Il modo di “trattare” i malati nel doppio senso dei “trattamenti” che i malati ricevono, e del ricovero come maniera di stare in ospedale, è una questione strategica per qualsiasi cambiamento. “Trattare” i malati in un modo diverso dal ricovero, può ridurre notevolmente i costi, soprattutto certi costi e accrescere parecchio la qualità dell’assistenza. Ma fino ad ora nessuno ha mai fatto niente in questo senso.

 

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