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di Valeria Ballarati

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Giocattoli ecologici

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Quest'estate Leo di Eco Radio ha visto qui in negozio i giocattoli, ne é rimasto colpito e ha voluto realizzare un'intervista ... con me!

In effetti sono bellissimi ... scherzi a parte, sono ecologici, allegri, sicuri e allora perché non parlarne?

Cliccate il link per ascoltare l'intervista:

www.mangiabiologico.it/giocattoli_eco.mp3

(e quando lo scaricate attendete qualche minuto).

 

www.ecotoys.it

www.haba.de

www.ecoradio.it

 

 

Sono bastate tre cimici

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"Sono bastate tre cimici per dare un duro colpo alla 'ndrangheta"


REGGIO CALABRIA - "Se mettono mano alle intercettazioni ci privano dello strumento fondamentale della lotta alle cosche. Se oggi conosciamo la struttura della 'ndrangheta lo dobbiamo a tre cimici". Nicola Gratteri ha passato notti intere ad ascoltare boss e picciotti. A volte ha mandato e rimandato i file audio cento volte per riconoscere una voce, cogliere una sfumatura, un accento, un riferimento. Il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria lo ha sempre detto: "Ho la sensazione che chi vuole cambiare le regole non capisca il rischio che si corre, limitare la legge può diventare devastante".

Per il magistrato una scelta è quella di punire chi divulga intercettazioni coperte da segreto istruttorio, altro è tentare di disinnescare uno strumento investigativo "raccontando fandonie, come quella che la legge non riguarda i reati di mafia o quelli più gravi".

Il magistrato la racconta così: "Le grandi inchieste contro la 'ndrangheta non partono quasi mai come indagini della Dda. Si inizia quasi sempre da piccoli reati a volte da un danneggiamento, da un incendio, da una minaccia telefonica. I nostri investigatori poi pian piano ricostruiscono la storia, i contesti, il quadro generale è allora che si capisce se si tratta o meno di 'ndrangheta".

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La notizia da brivido

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La storia è presto detta: la classica foto di classe di quinta elementare, fatta per avere un ricordo di compagni e maestri, è stata scattata in due versioni e in due giorni diversi. Nella prima era presente l'alunna disabile, nella seconda no. La spiegazione "ufficiale": la bimba non riusciva a stare ferma e il fotografo, improvvisato, ha pensato di fare più pose. La versione definitiva, stampata e distribuita alle famiglie di tutti gli altri scolari, è stata fatta il giorno dopo quando l’alunna era assente.

L'episodio è accaduto alla fine dello scorso maggio, quando l’anno scolastico era agli sgoccioli. I bambini avevano ricevuto da qualche giorno la Prima Comunione, e le mastre avevano pensato di ricordare gli ultimi giorni di scuola e il Sacramento con qualche foto, per altro fatta con una macchinetta digitale di proprietà di una delle insegnanti. La bambina, però, non stava ferma al momento dello scatto, ripetuto più volte. Le docenti hanno stampato "in casa" le foto, su normali fogli A4, e si sono accorte che in tutte le immagini "l’alunna veniva mossa". Per questo motivo, il giorno successivo, la foto di gruppo è stata rifatta ma la bambina non c’era.

 

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Polvere

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Quando gli abitanti di un villaggio della Palestina chiesero al rabbi Yehuda Hanassi di inviare loro per maestro uno dei suoi migliori allievi, questi raccomandòloro rav Levi, profondo erudito e brillante oratore.

Il nuovo maestro arrivò e la folla lo ricoprì di elogi, facendolo salire su un palco dal quale pronunciare il suo primo discorso di Torà (Legge). Ma quando rav Levi volle aprire bocca non ne uscì neppure un suono. Il suo cervello era vuoto. La folla cercò di incoraggiarlo con qualche domanda, ma Levi restò muto. 

Confuso ed umiliato tornò dal suo maestro e raccontandogli l'accaduto aggiunse delle parole simili a queste: "Rabbi, mi rendo conto adesso che al momento di salire sul palco ho provato un soffio di fierezza che ha cancellato tutte le mie conoscenze di Torà".

E' bastato un piccolo inorgoglimento, un soffio di fiato tirato a sollevare il petto in alto e tutta una vita di studio si é ammutolita.

Maestro é chi recide ogni giorno il prepuzio di orgoglio che ricresce sulla lingua di chi parla da un pulpito.

Già il Trattato dei Padri, nel Talmud, insegna: "Non fare delle parole della Torà una corona per te ingrandendoti con esse".

La vicenda di rav Levi mostra che la conoscenza delle scritture sacre non é un possesso neanche dei maestri. Essi la possono soltando ospitare e tutto il loro studio non é che il tappetino di ingresso. La Torà non varca la soglia di chi non l'abbia ben ripulito ogni giorno dalla polvere dell'orgoglio.

 

E' un brano tratto da Alzaia, di Erri De Luca   

 

Nota: bell'insegnamento. Grazie.

 


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