Quando è tornato dallo Zambia sono andata a prenderlo a Fiumicino: era solo, in spalla un sacco di tela beige, la voce roca e pacata, un’aria semplice un po’ provata.
Per una serie di vicissitudini rientrava da Lusaka con un giorno di anticipo sul gruppo che alla partenza era composto da sei ragazzi e quindici valigie per circa 300 Kg di peso e c’erano volute tre station wagon per accompagnarli.
Nel tragitto che ci riportava a casa ascolto i suoi racconti: le necessità primarie di un continente tanto vasto, le emergenze, la vita che scorre lenta nei villaggi e il volto delle persone che ha incontrato: la sua esperienza come volontario di AMANI, in un mese d’Africa.
AMANI, che in Kiswahili vuol dire “pace”, è un’associazione laica ispirata e fondata tra gli altri dal padre comboniano Renato Kizito Sesana. Raffaele è mio fratello, ecco il perché del tono un po’ familiare dell’intervista.