Lettera di Joe del 2 maggio 42
Le parole di Simone lo hanno fatto riandare ad argomenti della guerra per lui rimasti in sospeso. In particolare, ricorda l’attacco del 1917 dove venne istruito dal suo superiore gesuita, il quale disse che ogni uomo che partecipa ad una grande battaglia appartiene esclusivamente alla sua missione, è preda della sua immaginazione, del suo dovere, e non dispone di sé: gli è vietato fermarsi presso i feriti. Parlare con un ferito o raccogliere le ultime parole di un moribondo lo restituisce a sé stesso, pietà e paura fanno nascere la coscienza, e un dolore totale; inoltre nel momento in cui teme solo la morte l’agonia non deve essergli mostrata. E’ il lato oscuro della guerra, l’orrore che lo aveva sconvolto. I soldati eseguivano gli ordini, e i caduti restavano sul campo a lungo in attesa dei barellieri. Crede che nulla vieti l’idea del corpo di infermiere spirituali di prima linea: ha visto casualmente organizzarsi soccorsi simili ed efficaci.