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di Valeria Ballarati

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La società dei regali

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Bologna, 2120. I regali di Natale non esistono più, i nostri giovani ne hanno smarrito persino la memoria. Ma vorrei ricordare loro che un secolo fa, all’inizio del Terzo Millennio, in questi giorni le città brulicavano di umani alla disperata ricerca di regali. Era una sorta di febbre difficile da spiegare. Diciamo che, in sintesi, i regali si facevano a Natale perché gli altri giorni non esistevano. Oggi è difficile capirlo, immersi come siano in quella “Economia del Regalo” che ci pare una condizione eterna e naturale. Non è così: fino a pochi decenni fa l’economia era basata sul denaro, il che significa qualcosa che è ormai difficile persino da pensare: “nessuno ti regalava nulla, ogni cosa doveva essere pagata”. Incredibile, eh?

La grande evoluzione, si sa, iniziò con Internet, che nei primi decenni del millennio abolì il denaro in quasi tutti i settori artistici e intellettuali. Nel secolo precedente, musicisti, registi, giornalisti, scrittori “vendevano” i loro prodotti in cambio di denaro ma la rete erose progressivamente questa possibilità fino ad annullarla. Si arrivò a un punto in cui dischi, romanzi, film e articoli erano scaricabili gratis nel momento stesso in cui uscivano a pagamento. Ovvio che nessuno li comprava più. Le aziende chiusero e gli intellettuali cambiarono mestiere. Erano tempi in cui i giornali erano pieni di annunci tipo “ex pop star cerca qualunque lavoro purchè serio. No la mattina!!”.

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Le parole gentili dei miei clienti ...

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Come mi piace fare due chiacchiere con voi …  é che siete persone interessanti!
E siccome vi trovo così particolari, così speciali, e non voglio dimenticarmi, annoto le parole e i gesti davvero gentili che avete per me …  è vero,  capita anche qualcuno scortese ma sempre più raramente e io non sono tipo da rancore, dimentico.
Di seguito ho riportato alcuni episodi  e parole dello scorso anno.
Ho evitato di mettere i nomi per una questione di privacy ma se vi riconoscete … siete voi!

Grazie, grazie a tutti per la considerazione e l’affetto, naturalmente ricambiato.


27 gennaio,  F. viene a fare la spesa nel Giorno della Memoria - qualcuno di voi l’avrà notato F., è un tipo che non passa inosservato col suo panama, la barba bianca e il codino – e nonostante sia molto molto raffreddato ha voluto cantare per me Hine ma tov.
Certo, non era la voce di Dalida, ma è stato un bellissimo regalo: nessuno canta mai per me!

Una Signora  entra ed ha un fiore in mano:
“Ciao!   Ti ho portato una camelia, è del mio giardino … “
“Ma GRAZIE!”   (l’abbraccio, la bacio e  se ne va)

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Le caratteristiche dei 38 Fiori di Bach

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Oggi leggeremo insieme le  caratteristiche in breve dei 38 Fiori di Bach.

L’elenco completo è qui.

Ognuno dei Rimedi è indicato in un particolare stato emotivo ed è per questo di fondamentale importanza che venga associato in maniera corretta.

L’unico lavoro davvero necessario nell’utilizzare i Fiori di Bach è proprio questo: capire che tipo di persona siamo e quale è lo stato emotivo che stiamo vivendo, riconoscendo in noi l’emozione negativa.

Per il resto sono semplici da usare: il Dottor Bach li rese semplici perché voleva che ognuno di noi capisse e fosse in grado di utilizzarli, per sé e la famiglia, senza l’aiuto di consulenti.

Non servono infatti competenze specifiche  né per sceglierli né per utilizzarli nella vita quotidiana, ma è necessario capire bene il metodo che non si basa sulla cura della malattia – ricordiamolo – ma si occupa dell’individuo nella sua interezza,  guardando alla persona come un insieme di 3 elementi: il cuore, la mente e il fisico. Riportando armonia tra mente e cuore, il fisico seguirà.

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Ciao Fruttero

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Addio Fruttero, mi ha insegnato la leggerezza 

 
 
«Il Manzoni… bisogna leggerlo, assolutamente». Se n’è andato con il suo scrittore preferito sulle labbra, Carlo Fruttero. E con un sorriso, perché nelle ultime settimane sorrideva sempre. Sorrideva e viaggiava. Chiudeva gli occhi e andava in Inghilterra, in Cina, in Giappone, ma anche a Passerano e a Canelli. In posti dove non era mai stato e in altri che non visitava da tempo. Cosa ci andasse a fare, lo sapeva soltanto lui. Quando tornava indietro, non si perdeva nel racconto dei particolari. Diceva solo che aveva visto una certa strada, una certa faccia, un ricordo oppure un sogno ancora mai sognato. Aveva fretta di partire di nuovo. «La borraccia, riempitemi la borraccia. E la valigia. È pronta la mia valigia? Insomma, sbrigatevi. Quando mi portate via di qui? Devo fare un altro viaggio, devo andare a Torino!».

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Il giovedì sera ... Cineforum.

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Vi piace il cinema d’autore? A me da matti.

L' abitudine ai film di qualità é nata circa vent'anni fà, da quando vidi la prima rassegna al Cinema-Teatro Manzoni di Busto Arsizio grazie ad alcuni amici più acculturati di me.

Adoro questo appuntamento settimanale, è come per gli uomini la serata di calcetto. E mi piace il rito.

Il solito spettacolo delle otto e un quarto, la solita 7° poltrona nell’ultima fila in alto, la solita visuale libera e non a caso: nel posto di fronte al mio manca la seduta.  Le luci soffuse della sala, il velluto bordeaux, i miei rassicuranti vicini di poltrona:  Patrizia e il suo compagno a sinistra, Luisa e suo marito davanti. Con il resto della platea siamo una piccola comunità perchè, chi più chi meno, ci si conosce almeno di vista.

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