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di Valeria Ballarati

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Costruiamo la pace

La vendetta del silenzio e le questioni in sospeso

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(...)  "Il prossimo esempio di questione in sospeso non ha niente a che fare con l'odio o con l'elaborazione di un lutto irrisolto. Ha a che fare col dare per scontate le cose buone ... (si interrompe). A proposito, quanti di voi non rivolgono la parola alla suocera da dieci anni o più? (brusio divertito in sala). Non mi aspetto confessioni pubbiche (risate), ma chiedetevi almeno questo: perché la gente che mi disapprova io la tratto ... perché ho bisogno di maltrattarla con la vendetta del silenzio?

Se tua suocera muore domani tu spenderai una fortuna di fiori, facendo un favore solo al fioraio (risate). Ma se domani decidi che dieci anni di punizione sono sufficienti, allora potresti andare a cogliere tu stesso un mazzo di fiori  per poi offrirglielo di persona. Non aspettarti però che lei ti voglia bene o ti ringrazi. Potrebbe addirittura tirarteli in faccia, i fiori, ma tu avrai comunque fatto la tua offerta di pace.

Così, se lei dovesse morire il giorno dopo, proverai dolore ma non avrai nessun lutto da elaborare. Il dolore é naturale, é un dono. L'elaborazione del lutto, invece, é: "Se solo io avessi ..."

 

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Detenuti: una mano per ricostruire

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(AGI) - Bologna, 4 giu. - I detenuti nelle carceri dell'Emilia-Romagna tra i protagonisti dell'opera di ricostruzione delle zone terremotate attraverso il loro impiego in lavori socialmente utili: questa l'idea del ministro della Giustizia, Paola Severino, durante la visita al carcere della Dozza di Bologna.

"Vorrei lanciare un'idea - ha detto il ministro - quella di rendere utile la popolazione carceraria, quella non pericolosa, per i lavori di ripresa del territorio".

Riferendosi ai danni causati in Emilia dalle ripetute scosse sismiche, Severino ha spiegato: "Momenti come questi potrebbero vedere anche parte della popolazione dei detenuti tra i protagonisti di un'esemplare ripresa".

 

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Elogio della carrozzina

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di Franco Bomprezzi

“Costretto su una sedia a rotelle”. Quante volte mi sono imbattuto in questa pessima frase fatta, utilizzata – mi si consenta – a ogni pie’ sospinto da colleghi giornalisti, di carta stampata o di televisione, per connotare la situazione disgraziata di una persona che non può più camminare, o in seguito a un incidente, o per malattia.

C’è persino la variante involontariamente blasfema: “Inchiodato su una sedia a rotelle”. Credo che chi usa queste espressioni non si renda neppure conto del danno che produce, innanzitutto al mio sistema nervoso, ma più in generale a una corretta comunicazione sulla disabilità.

Io di me stesso scrivo sempre: “vivo e lavoro in sedia a rotelle”. Vivo e lavoro, ossia sono libero, “grazie” alla carrozzina. Senza di lei sarei immobile, perché – questo è vero – non riesco a camminare, neppure se mi prendono a calci. Sono così dalla nascita, e dunque probabilmente ci faccio meno caso di altri. La carrozzina è quasi congenita, mi si adatta, o meglio io ormai aderisco alla sua superficie, la calzo come un guanto, la conosco perfettamente, e, a dire il vero, la trascuro non poco, a causa della mia altrettanto congenita pigrizia.

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Immortalità

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Le nostre anime hanno tutte  la stessa età – o meglio, non hanno età poiché sono eterne – ma alcune progrediscono più velocemente di altre.

Saddam Hussein, per esempio, potrebbe essere stato uno scolaro di terza elementare mentre il Dalai Lama fa già l’Università. Alla fine ci laureeremo tutti al cospetto  dell’Uno. La velocità con cui progrediamo dipende dal nostro libero arbitrio. (…) E’ il libero arbitrio che ci fa scegliere ciò che mangiamo, la macchina, i vestiti, le vacanze. Ci permette di scegliere anche il nostro partner, sebbene sia probabilmente il destino a farcelo incontrare. (…)

Allo stesso modo possiamo scegliere di accrescere la nostra capacità di amare o di essere compassionevoli; possiamo scegliere di compiere quei piccoli gesti di gentilezza che ci danno un’intima soddisfazione; possiamo scegliere la generosità invece dell’egoismo, il rispetto invece del pregiudizio. In ogni aspetto della nostra vita possiamo scegliere di prendere decisioni ispirate dall’amore e, così facendo, la nostra anima evolverà.

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Due mesi fà, Gino Girolomoni

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"Qualunque luogo é il centro del mondo" - Alce Nero, Capo Sioux


Il 16 Marzo scorso Gino Girolomoni, il "papà" del bio in Italia, moriva di un attacco di cuore.

La sua Cooperativa Alce Nero di Isola del Piano - oggi di proprietà Baule Volante/Ecor - é ancora un grandissimo marchio riconosciuto e venduto  nonostante il recente cambio di proprietà.

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